L’innovativa decisione del tribunale per i minorenni di Trieste
Un bimbo conteso deciderà lui se stare col papà o con la mamma. Così ha deciso il Tribunale dei minori di Trieste, nel corso di un procedimento che va avanti da diversi anni tra un padre triestino, che ha in affidamento il figlio di sei anni, e la madre, originaria del Sudamerica, che ha nelle mani la sentenza di un tribunale del suo Paese secondo il quale il bambino dovrebbe restare oltreoceano.
E’ una decisione innovativa, quella del Tribunale triestino, poiché la legislazione, di norma, prevede di sentire l’opinione del bambino dopo i 12 anni. All’udienza davanti al collegio del Tribunale per i minorenni presieduto da Silvia Balbi (Elisabetta Moreschini a latere) il padre e la madre erano rappresentati, rispettivamente dagli avvocati William Crivellari e Paolo Gippone, e la madre con gli avvocati Michele Della Bella e Licia Amato.
La storia ha inizio sei anni fa, quando il bambino aveva pochi mesi di vita, la madre lo aveva portato nel suo paese d’origine per quella che avrebbe dovuto essere solo una vacanza. Tuttavia, alla scadenza del termine pattuito la donna non aveva fatto ritorno in Italia, tenendo con sé il figlio. Il padre del bambino, recatosi in Sudamerica, aveva attivato la convenzione Aja per i minori, chiedendo il rientro del bambino in Italia, paese in cui era nato, in cui aveva vissuto i primi mesi di vita e di cui aveva la cittadinanza. Il tribunale straniero, in primo grado, aveva accolto la richiesta del padre disponendo il rientro del bambino in Italia. Lo stesso genitore aveva anche ottenuto dal Tribunale per i minorenni l’affidamento esclusivo del figlio, affinchè il bimbo fosse immediatamente ricondotto nel nostro Paese. In Sudamerica, però, la decisione di primo grado non è esecutiva e il bambino è rimasto, quindi, all’estero finchè un giudice di secondo grado ha riformato la prima sentenza rigettando la richiesta del padre. Solo nel 2013, il padre del bambino è riuscito, dopo una serie di viaggi oltreoceano, a riportarlo in Italia, raggiunto poco dopo dalla madre che si è attivata innanzi alle autorità italiane chiedendo a propria volta l’applicazione della convenzione al Tribunale per i minorenni di Trieste. Lo stesso Tribunale però nel giugno 2014 ha rigettato la domanda ritenendo che il bambino sarebbe stato esposto a pregiudizio psicofisico se fosse stato rimandato in Sudamerica. Nell’aprile del 2015, la Cassazione ha annullato la decisione di secondo grado.
La decisione del tribunale dei minori ha stabilito ora che sarà lo stesso figlio conteso a scegliere a sei anni dove e con chi vivere. Il 13 febbraio prossimo si terrà l’udienza per la nomina di uno psicologo infantile che dovrà valutare se il bambino, che vive da quasi quattro anni in Italia con il padre e ha cittadinanza italiana, è in grado di razionalizzare la sua scelta. In tal caso, sarà a lui, quindi, che i giudici si rivolgeranno per capire in che paese dovrà crescere.
Fonte: www.StudioCataldi.it