Bari, sentenza del Tar
L’Agenzia delle entrate aveva opposto ragioni di riservatezza alla richiesta della moglie di conoscere la situazione patrimoniale del compagno da cui si stava separando ed è stata condannata a consentire l’accesso ai suoi archivi e a pagare le spese processuali.
Aveva chiesto di accedere all’archivio dell’Agenzia delle entrate del capoluogo pugliese per conoscere la situazione patrimoniale dell’ex marito o meglio i suoi ultimi “movimenti” finanziari, ma dall’ente ha ricevuto un secco no. Così una donna di Bari ha deciso di rivolgersi ai giudici del Tar che le hanno dato ragione, riconoscendo il suo diritto ad accedere alle informazioni, contenute all’Anagrafe tributaria, perchè, c’è scritto nella sentenza, gli interessi dei figli prevalgono sul diritto alla riservatezza.
La donna che ha vinto la sua battaglia dinanzi al Tribunale amministrativo si sta separando dal marito. Un procedimento non semplice, caratterizzato da accuse reciproche. La signora, in particolare, accusa il suo ormai ex compagno di non aver contribuito al menage familiare e di aver messo da parte risparmi che in realtà erano di entrambi e che comunque sono necessari per il mantenimento e la crescita dei figli minorenni. Un particolare non di poco conto, decisivo per la determinazione dell’assegno di mantenimento.
Per questo il caso, come spesso accade per le pratiche di separazione e divorzio, è finito sulle scrivanie dell’Agenzia delle entrate di Bari che, però, dinanzi alla richiesta della donna di poter visionare la reale situazione patrimoniale del marito ha opposto un secco rifiuto. La documentazione, hanno spiegato dall’ente, è riservata, contiene informazioni sensibili a cui neanche la moglie può avere accesso.
I giudici della terza sezione del Tar, però, sono di parere contrario. E per questo con una sentenza depositata nei giorni scorsi hanno bacchettato l’operato dell’Agenzia delle entrate che nell’udienza ha cercato di difendersi, appellandosi al diritto di privacy dei contribuenti. «La tutela degli interessi economici e della serenità dell’assetto familiare, soprattutto nei riguardi dei figli minori delle parti in causa – scrive invece il Tribunale amministrativo di Bari – prevale o quantomeno deve essere contemperata con il diritto alla riservatezza». I giudici del Tar per spiegare la propria decisione citano una sentenza del Consiglio di Stato, chiamato a pronunciarsi su una richiesta analoga presentata da un uomo che chiedeva di avere più dettagli sulla situazione economica della moglie.
La decisione della terza sezione del Tribunale amministrativo di Bari è destinata a costituire un importante precedente. L’Agenzia delle entrate, condannata a pagare le spese processuali per 1.500 euro, ora avrà 30 giorni di tempo per consentire alla donna di poter visionare la documentazione richiesta e quindi di sapere se davvero il marito, durante la vita di coppia, abbia messo da parte risparmi comuni. Mentre l’Agenzia delle entrare ha cercato di difendere la propria decisione, l’ex marito della ricorrente ha preferito non costituirsi nel procedimento.
FONTE LA REPUBBLICA.IT