Chieti – Sentenza Tribunale Civile
Questa è la storia di un Papà divorziato che dopo anni di lotte nei tribunali vede finalmente la luce.
Sì, alcuni giorni fa il Tribunale di Chieti competente territorialmente ha finalmente messo un punto decisivo e fermo su quella che è un vero e proprio problema sociale che riguarda la maggior parte di papà separati e/o divorziati che in Italia sono circa 6 milioni.
Andiamo per ordine.
Tutto ha avuto inizio circa 4 anni fa allorquando la ex moglie denunciava l’ex marito (dal quale era ormai legalmente separato dal 2008 e divorziato dal 2013) per in ottemperanza al provvedimento del giudice, solo perché teneva con sé, nel periodo estivo, il figlio una settimana in più rispetto a quanto era stato stabilito dal Tribunale.
La vicenda si concludeva con una archiviazione da parte della Procura della Repubblica di Chieti poiché la madre in questione aveva autorizzato settimane prime con sms l’ex marito a star una settimana in più col figlio minore.
Non contenta di ciò, sempre nel 2014, dopo circa 2 mesi, innanzi alla Questura di Chieti la signora integrava la denuncia precedentemente sporta, e successivamente archiviata, con una denuncia più pesante per il padre, che era accusato dalla madre di per aver con il proprio comportamento turbato il figlio che all’epoca dei fatti aveva solo 8 anni e che viveva con la madre, come stabilito dal giudice in fase di separazione e poi confermato in sede di divorzio.
Ecco che inizia il calvario per l’ex marito che tra l’altro fa parte delle forze dell’ordine.
Si, inizia un calvario perché iniziano i problemi non solo sul lavoro per le continue lamentele dalla signora, lametele volte solo a trasferire il militare ad altra sede, dimostratesi infondate, ma anche perché l’integrazione di denuncia presentata alla squadra mobile di Chieti veniva inviata per competenza al Tribunale per i Minorenni di L’Aquila.
Subito vengono interpellati i servizi sociali del luogo di residenza della madre del piccolo fanciullo che all’epoca dei fatti, ripetiamo, aveva soltanto 8 anni. Il padre del bambino non riesce a credere a quanto scritto dalla madre ed all’ennesima denuncia da lei sporta dopo le altre 3 già archiviate non avendo commesso alcun reato.
Il papà non si capacitava che l’ex coniuge era arrivata al punto di scrivere che lui turbava il figlio, che ne minava la tranquillità tanto da farlo andar male negli studi.
Parole forti queste che lo fanno arrivare al punto di pensare che il rinvio a giudizio fosse il male minore, visto che in quella sede avrebbe potuto finalmente dimostrare di Amare il proprio figlio e di voler solo il suo bene tanto da pensare anche, come ultima soluzione, di allontanarsi da lui andando vivere lontano da quel figlio che tanto amava. Ed è stato solo grazie al proprio avvocato di fiducia, Monica D’Amico del Foro di Chieti, che più di un legale si mostrava una persona di famiglia, che il padre ha compreso di dover tener duro non per sè ma per quel figlio che lui tanto amava.
Gli assistenti sociali nel frattempo ascoltavano entrambi i genitori per meglio comprendere la situazione che si mostrava molto conflittuale per la mancanza di dialogo e per le continue denunce che la signora faceva nei confronti dell’ex coniuge.
I Servizi sociali dopo circa 2 anni di accertamento e dopo che entrambi i genitori si sono visti ridurre la potesta genitoriale per la loro conflittualità, bene hanno fatto ad interessare il Tribunale dei minorenni in quanto il figlio da CIRCA UN ANNO MANIFESTAVA L’INTENZIONE DI VOLER VIVERE CON IL PAPA’, SI QUEL PAPA’ CHE A DETTA madre non era un buon papà .
Il tribunale pertanto invitava tutti in un udienza molto particolare dove il piccolo fanciullo ormai undicenne veniva finalmente ascoltato.
Si perché forse non tutti ricordano che il benessere del fanciullo è primario e purtroppo dove non arriva la legge arrivano sempre più giudici che hanno il coraggio di ascoltare e valutare sentendo tutti gli adulti ma specialmente i fanciulli.
In quella sede davanti al giudice il giovanotto dimostrava di essere ben consapevole di ciò che voleva e finalmente il giudice stabiliva che il minore sarebbe stato con il padre durante la settimana pernottando presso la sua casa e con la madre nei fine settimana.
A questo punto tutti si sarebbero aspettati una giusta tranquillità tra i coniugi nel solo interesse del minore, ma no invece la conflittualità aumentava perché il contendere ora era il mantenimento e tutti gli annessi e connessi.
Per circa 11 mesi la madre ha continuato a percepire il mantenimento per il figlio pur lo stesso non vivendo con lei e nonostante l’ex coniuge chiedesse invano di arrivare ad un accordo , rinunciando anche alla casa coniugale, che è giusto ricordare per legge va al genitore a cui è affidato il figlio e che vive con lui, ed al mantenimento da parte della madre.
Dopo quindi circa 11 mesi l’avvocato D’amico Monica, avvocato di fiducia del papà, si rivolgeva al giudice per richiedere le modifiche da apportare alla sentenza di divorzio, confermando in sede di udienza di voler rinunciare al mantenimento da parte della madre ed alla casa coniugale, ed a riavere una parte del suo stipendio che in questi mesi è stato indebitamente percepito dalla madre.
I giudice del tribunale civile di Chieti pertanto dopo aver rimandato l’udienza tenutasi nel dicembre u.s. si riunivano nuovamente nel mese di febbraio di quest’anno e dopo aver riscontrato l’intenzione della controparte (ex moglie) di non voler trovare nessun accordo confermando di rimanere sulle proprie posizioni, emettevano sentenza che dava ragione al padre stabilendo definitivamente che il minore rimaneva a vivere presso la casa paterna e che il mantenimento non era più dovuto, mentre la madre doveva dare mantenimento per il minore e contribuire al 50% alle spese (mediche, sanitarie e scolastiche)
Avv. D’Amico MONICA